Sai come si mangia un elefante? Un boccone alla volta! (multitasking3.0)

Utilizzo questo proverbio africano per parlarvi di una abilità che, se da un lato sembrerebbe avere valore positivo, dall’altro è fonte di stress e malessere generale. Mi riferisco all’essere multitasking che significa riuscire a fare più cose contemporaneamente; è una capacità che si può acquisire nel tempo attraverso l’organizzazione e il controllo dei propri pensieri e delle proprie emozioni.

Ma la domanda è: questa abilità è considerabile sempre positivamente oppure può avere delle conseguenze sulla salute e il benessere psicologico dell’individuo nel medio-lungo termine?

Quali sono i rischi: gli effetti del multitasking

Uno studio dell’Università di Stanford ha dimostrato che il nostro cervello non è programmato per processare più attività nello stesso momento e, quindi, è più produttivo se si affronta una cosa alla volta.
Con il multitasking peggioriamo il livello di efficienza perché diventiamo più lenti nel passare da un’azione all’altra e incapaci di distinguere, nel bombardamento di stimoli che riceviamo, le informazioni importanti da quelle irrilevanti.

Sono molti gli studi che dimostrano che ci sottoponiamo ad uno sforzo inutile e dannoso quando cerchiamo di scrivere email, seguire una riunione e controllare lo smartphone contemporaneamente.

La multiprocessualità umana porta ad una dispersione di concentrazione e di energia non, di certo, auspicabile per il benessere della persona.

E non è un fatto di età o di generazione.

They’re suckers for irrelevancy: così definisce i multitaskers il prof. Clifford Nass dell’Università di Stanford*. Dopo aver sottoposto 100 studenti ad una serie di test è risultato che questi ragazzi così facendo non distinguono le informazioni importanti da quelle irrilevanti, perdono in efficienza e il cervello ne soffre.

Un’altra ricerca dell’University of Sussex ha dimostrato come i danni al cervello per chi pratica multitasking siano permanenti. Gli studiosi, infatti, hanno condotto esami sul cervello delle persone che passano il tempo usando diversi strumenti digitali, ad esempio inviando messaggi con il cellulare mentre guardano la tv, e i risultati sono stati sorprendenti.

Le immagini ottenute con la risonanza magnetica (MRI scan), hanno provato che chi pratica il multitasking ha una densità inferiore agli altri nella corteccia anteriore cingolata, ossia la regione responsabile dell’empatia e del controllo cognitivo ed emotivo.

Daniel J. Levitin – neuroscienziato e psicologo statunitense – sostiene che quando lavoriamo in modalità multitasking, il rapido passaggio da un’azione a un’altra (context switch) comporta un notevole impegno cognitivo e provoca un incremento della produzione di cortisolo (che regola lo stress) e di adrenalina, l’ormone che ci mantiene in allerta. L’illusione di poter fare più cose contemporaneamente aumenta, inoltre, la produzione di dopamina, che ci fa sentire momentaneamente soddisfatti e ci induce a produrre un’ulteriore “dose” grazie ad una nuova serie di compiti svolti in rapida successione e alternanza.

Gli effetti sono molteplici: stanchezza, spossatezza, ansia e depressione.

Se ti fossi chiesto come mai ti senti stanco anche dopo una vacanza o una notte di sonno, adesso sai perché, sei in overload.

Cosa fare?

Cosa possiamo fare, quindi, per ridurre i rischi se consideriamo, tra le altre cose, che l’essere multitasking riduce la produttività del 40% (si lavora di più e si produce di meno).

Occorre consapevolezza e una notevole capacità di controllo perché siamo e viviamo in un ambiente dove fare una cosa alla volta sembra non basti mai.

Bisogna allenarsi a tenere l’attenzione su quanto si sta facendo in quel preciso momento, anche quando si guida (!), si cucina, o semplicemente ci si lava i denti. Sarà più semplice farlo anche quando si sta scrivendo una email o seguendo una riunione.

Un aiuto può giungere dalla mindfulness, è una tecnica che ci aiuta a restare nel “qui e ora” perchè ci invita a prestare attenzione in modo specifico, con intenzionalità, nel momento presente e senza giudizio.

La consapevolezza ci permette di cogliere i nostri schemi di
pensiero negativi prima che questi ci travolgano e
risucchino in una spirale discendente.
Ci restituisce il controllo della nostra vita.

I risultati si vedranno e saranno sempre più evidenti.

Salvaguardiamo la nostra creatività e capacità di vedere sotto la superficie e insegniamola ai nostri figli.

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