Ma che centriamo noi con la fisica quantistica?!

Lo sapevi che la fisica quantistica è alla base della nostra vita quotidiana? Dallo smartphone alla televisione, dalla fotocellula del cancello elettrico al computer, dal tablet al laser, ai microscopi elettronici e alla risonanza magnetica. E’ grazie a questa scienza che tutti questi oggetti sono stati resi possibili.

Questa rivoluzione è cominciata nel 1900 grazie all’intuizione di Max Planck, secondo cui l’energia non era un fenomeno continuo, come si credeva, ma era formata da piccolissime quantità di materia, invisibili, chiamate “quanti”. Per una casuale coincidenza, nello stesso anno avveniva un’altra rivoluzione nel campo della mente, per opera di Sigmund Freud, che mise in risalto il ruolo fondamentale dell’Inconscio per comprendere le funzioni mentali.

Nel 1905, l’ipotesi di Planck venne confermata da Albert Einstein con l’esperimento chiamato “effetto fotoelettrico”, secondo cui tutte le radiazioni elettromagnetiche, compresa la luce, sono quantizzate, sono cioè costituite da particelle, chiamate fotoni, e per la quale scoperta ebbe il premio Nobel.

Altra bizzarria della fisica quantistica è che due particelle che si sono trovate in interazione reciproca, rimangono entangled, restano collegate non localmente, cioè rimangono in comunicazione per sempre. Se una delle due, per qualsiasi causa, cambia direzione, anche l’altra cambia istantaneamente, nel senso che quello che accade ad una di esse, si ripercuote istantaneamente anche sull’altra, indipendentemente dalla distanza che le separa. Questo fenomeno si definisce “entanglement quantistico”.

Entanglement, termine che sta per “intreccio” e che rappresenta il paradosso più difficile da accettare della teoria dei quanti, poiché implica un’azione “fantasmatica” a distanza, cioè senza nessuna intermediazione, violando anche il principio per cui nessun’informazione può superare la velocità della luce.

Questa azione a distanza, anche nei lati opposti dell’universo, ha fatto fantasticare molti, facendo collegamenti con i fenomeni di telepatia. Einstein, che pure aveva confermato l’ipotesi quantistica di Planck, rimase sempre perplesso, perché pensava che particelle distanti non potessero comunicare tra loro, in quanto ciò sembrava violare la sua teoria della relatività, in particolare la regola secondo cui nessun segnale può viaggiare più veloce della luce. E però questa volta Einstein aveva torto. Infatti, Alain Aspect ha dimostrato sperimentalmente, che una coppia di fotoni con direzioni diverse ma in correlazione quantistica, non appena veniva modificata la direzione di uno, anche l’altro seguiva la stessa direzione del primo contemporaneamente.

In modo simile, con l’esperimento della doppia fenditura, la funzione d’onda di un atomo che passa attraverso le due fenditure assegna la probabilità di trovarlo in ogni punto dell’apparato in ogni istante. In sostanza, le particelle si possono trovare in due stati diversi nello stesso tempo, passare attraverso i muri (effetto tunnel), avere collegamenti a distanza, ma solo finché nessuno le guarda. Una volta osservate o misurate, perdono le loro stravaganze e si comportano come gli oggetti classici che ci circondano. La misurazione e l’osservazione stanno proprio a margine tra il mondo classico e quello quantistico, dove probabilmente sta la vita stessa.

Quantistica e biologia

Studi hanno dimostrato che questi fenomeni quantistici esistono anche in biologia, la quale, d’altronde, è una sorta di chimica applicata e la chimica è una sorta di fisica applicata.

Le biomolecole come il DNA o gli enzimi sono costituite da particelle fondamentali come protoni ed elettroni, le cui interazioni sono governate dalla fisica quantistica.

E, dunque, perché non dovremmo potere pensare che anche il nostro pensiero, la nostra coscienza possano dipendere da leggi quantistiche?

In sostanza, a livello fondamentale, il mondo opera secondo regole diverse da quelle che appaiono. Certo, noi non possiamo stare in due posti diversi nello stesso tempo o attraversare muri, ma le particelle al nostro interno fanno queste cose. In anni recenti, fenomeni quantistici come la sovrapposizione di stati e l’effetto tunnel sono stati rilevati in molti processi biologici. Si può ormai parlare di una biologia quantistica e – aggiungo – perché no, anche di una psicologia quantistica?

La capacità di calcolo del nostro cervello, maggiore di qualsiasi computer esistente, la capacità di vivere emozioni, di pensare, di concepire e creare grandi opere artistiche e ancora la più straordinaria di tutte, la capacità di avere coscienza di sé, è possibile e dipende dagli stessi atomi e particelle di cui è costituita tutta la materia. Ma, perché gli atomi e le molecole si comportano in un modo così diverso quando si tratta di una creatura vivente rispetto a quanto avviene in una pietra o in una roccia?

Una domanda, in verità, antica a cui cercarono di dare risposta già i filosofi greci. La risposta che Platone mette in bocca a Socrate è che sia l’anima che rende diverse le creature viventi, condivisa anche da Aristotele e poi incorporata in tutte le maggiori religioni. La vita stessa, si credeva che venisse mossa da un’anima spirituale. Nel XVII secolo, Cartesio, sebbene avesse avanzato un’ipotesi rivoluzionaria per l’epoca, secondo cui le piante, gli animali e anche gli esseri umani, come gli orologi o i giocattoli meccanici, fossero delle macchine elaborate come pompe, ruote dentate, soggetti alle stesse forze che governano il moto della materia inanimata, tuttavia sottrasse la mente umana alla spiegazione meccanicistica, confermando l’ipotesi socratica che essa fosse governata da un’anima immortale.

Non è magia, è scienza

Così semplice da capire tutto questo non è…qualcuno, che ha avuto la pazienza di leggere fino a qui, magari si starà chiedendo se sto farneticando o se io stia parlando di cose paranormali. Ebbene, la fisica quantistica è molto difficile da spiegare; ma, mi servirò di alcuni esempi, per renderla più fruibile, desunti da esperimenti svolti dal Dipartimento della Difesa statunitense.

Nel 1998 hanno prelevato alcune cellule dal palato di un individuo e le hanno poste all’interno di una provetta e hanno collegato la provetta a una macchina della verità. Poi, hanno collegato il soggetto a un altro poligrafo, ma collocandolo in una zona totalmente diversa dell’edificio. Hanno fatto guardare al soggetto diversi tipi di programmi televisivi: alcuni presentavano immagini di pace e tranquillità, altri erano violenti ed emozionanti. Hanno, così, scoperto che le cellule del soggetto registravano la medesima attività esattamente nello stesso momento in cui la rilevava il soggetto stesso. Quando il soggetto guardava i programmi calmi e rilassanti, la risposta fisiologica sia dell’individuo che delle sue cellule si calmava. Quando si passava ai materiali stimolanti, sia il soggetto che le cellule mostravano segni di eccitazione. Gli sperimentatori, poi, allontanarono sempre di più il soggetto dalle sue cellule, fino a mettere fra loro una distanza di circa ottanta chilometri. Erano trascorsi cinque giorni da quando le cellule erano state prelevate dal palato del soggetto, e stavano ancora registrando esattamente la medesima attività, proprio all’unisono col soggetto stesso.

Un altro esperimento dagli effetti molto simili, ma da un soggetto all’altro anziché fra un
soggetto e le sue cellule, prese il nome di esperimento Einstein-Podolsky-Rosen.

In questo studio fondamentale, gli sperimentatori hanno preso due soggetti che non si conoscevano, hanno concesso loro alcuni minuti per sviluppare una conoscenza superficiale e poi li hanno separati di circa quindici metri, mettendoli ciascuno all’interno di una “gabbia di Faraday” (una gabbia elettromagnetica).

Gabbia di Faraday

La “gabbia di Faraday” è progettata per impedire l’ingresso o l’uscita di frequenze radio e altri segnali: essa blocca l’energia normale, ma consente il flusso di energia quantistica. Per esempio, un aereo, un forno a microonde, un cavo USB o un ascensore metallico sono delle gabbie di Faraday: qualsiasi sia la carica elettrica esterna, al loro interno non se ne percepisce alcun effetto, e viceversa.

Una volta messi i due soggetti all’interno della gabbia, li hanno collegati a un elettroencefalografo (EEG), una macchina che controlla l’attività neurologica. Hanno, poi, proiettato un fascio di luce proveniente da una penna luminosa negli occhi del primo soggetto, ma non in quelli del secondo. Puntare un fascio di luce negli occhi di qualcuno causa un’attività neurologica misurabile e un restringimento visibile della pupilla.


Nell’attimo in cui l’hanno fatto, l’attività neurologica di entrambi i soggetti ha riflesso la stessa
attività elettroencefalografica e lo stesso restringimento della pupilla. Hanno cambiato i soggetti e li hanno posti a distanze sempre maggiori fra loro, ottenendo ogni volta il medesimo risultato. Le conclusioni a cui è pervenuto il suddetto studio stabiliscono che a livello inconscio si verifica un costante trasferimento di informazioni da persona a persona, fra individui con cui abbiamo anche solo un collegamento superficiale. Per la prima volta questo spiega centinaia di esempi riconosciuti di quella che, per decenni, era sembrata un’attività paranormale, mentre, grazie all’esperimento Einstein-Podolsky-Rosen, si scopre che si trattava semplicemente di un solido insieme di leggi naturali, conosciute sotto il nome di fisica quantistica.


La conclusione di questo e di molti altri esperimenti è che a livello inconscio si verifica un
costante trasferimento di informazioni da persona a persona, fra individui con cui abbiamo anche solo un collegamento superficiale; ma, soprattutto, che la fisica quantistica sta aprendo le porte alle maggiori scoperte mai viste prima nel campo della guarigione e della salute.

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